La Ruota gira e ancora una volta ci porta verso Imbolc, uno dei quattro Sabba maggiori dell’anno pagano, celebrato attorno al primo di febbraio e noto anche con i nomi di Oimelc e Candelora. Nella Tradizione di Callaighe questo momento è visto come il culmine dell’inverno e di conseguenza della “Corrente della Distruzione” durante la quale la Terra si libera del vecchio e del superfluo preparandosi così per la rinascita primaverile.

Durante le celebrazioni di Imbolc qualcosa che non può assolutamente mancare su un altare wiccan sono le candele, non che di solito non ci siano, ma in questo caso la loro presenza è particolarmente significativa. Esse rappresentano il Fuoco sia in termini di elemento purificatore che di portatore di luce e di calore, cosa che per le popolazioni rurali europee voleva dire vita, soprattutto se si considera la rigidità del clima di questo periodo. Il Fuoco è l’elemento della volontà, della determinazione, della passione e della vitalità, tutte qualità fondamentali per far fronte all’inverno, il dominio della Terra, che porta gelo ed immobilità. A Yule il Sole è rinato, il Figlio della Promessa è riemerso dalle profondità dell’abisso, ma è solo ora che, con l’allungarsi tangibile delle ore di luce, ci possiamo accorgere davvero dei suoi doni. Doni che portano con sé un nuovo afflato di vita e una nuova voglia di fare. Prima di cominciare un nuovo ciclo però, come ci viene suggerito dall’osservazione della Natura occore liberarsi degli strascichi del passato, anche in questo caso il Fuoco ci viene in aiuto come elemento rinnovatore, che trasforma dopo aver distrutto. Imbolc è il tempo in cui la mitica fenice cambia il suo piumaggio e rinasce dalle proprie ceneri.

Veniamo ora alla pratica -perché l’Arte è sì teoria ma è anche e soprattutto applicazione!- cosa si può fare concretamente per vivere al meglio, anche in un contesto non propriamente formale o rituale, questo passaggio? Come abbiamo detto precedentemente le candele, e le fiamme in generale, sono manifestazioni fisiche in grado di connetterci immediatamente con i principi dell’elemento Fuoco, e dato che la Wicca è fondamentalmente una religione giosa e celebrativa che vede la dimensione del riso e dello scherzo come sacra, cosa c’è di meglio di un gioco con queste? Un gioco in particolare è presente già nei primi rituali che celebravano il Sabba di Imbolc –quando ancora lo si chiamava con il nome cristianizzato di ‘Candlemas’- nella tradizione Gardneriana e Alexandriana in seguito: il ‘Gioco della Candela’ o ‘Candle Game’ appunto. Per giocare i partecipanti si dividono in uomini e donne, gli uomini formano un cerchio sedendosi abbastanza vicini l’un l’altro per potersi passare agevolmente un cero acceso di mano in mano. Le donne si posizionano fuori dal cerchio e cercano di spegnere il cero soffiando. La donna che riesce a spegnerlo vince e l’uomo che teneva in mano la candela dovrà subire una penitenza, decisa ovviamente dalla vincitrice!

Tradizionalmente la penitenza consisteva in tre colpi di frusta, ovviamente simbolici ed evocativi della purificazione, e nel fatto che l’uomo dovesse poi dare il Quintuplice Bacio alla donna, le penitenza però può variare a seconda della fantasia dei singoli partecipanti! La candela è dunque riaccesa e il gioco ricomincia!

Felice Imbolc!

di Filippo Ferrari