IMBOLC: DA BRIGID A IUNO FEBRUA

Imbolc, che noi wiccan celebriamo il primo Febbraio, ha molti significati ed è generalmente dedicato alla Dea Brigid. Il significato in sostanza deriva dalla traduzione stessa del nome Febbraio, cioè februare, purificare. Purificare e guarire con il fuoco e con l’acqua, come Brigid, purificare il corpo con la februa, febbre, che rigenera e guarisce, purificare ovviamente la materia con lo spirito per la liberazione dell’anima con la luce, da qui la festa cattolica della Candelora, e anche a Imbolc noi benediciamo le candele per tutto l’anno.

Sappiamo che ovviamente dietro a ogni culto cattolico c’è un culto pagano più antico, e la Tradizione del Tempio di Callaighe vuole rintracciare e riportare in vita culti legati alla nostra terra, quando ci sono. E generalmente ci sono sempre. Perché, in fondo, rivolgersi a Brigid quando abbiamo una dea delle nostre terre che ha la stessa valenza, se non maggiore, essendo un culto più antico e più legato ai ritmi delle nostre latitudini?

In questo caso si tratta di una splendida Dea, Giunone, adorata però il primo febbraio nel mondo romano in una valenza particolare e molto diversa dall’iconografia classica della dea, mutuata dalla greca Hera. Si tratta di IUNO FEBRUA o IUNO SOSPITA, propizia e salvatrice. Vediamo una panoramica storica attraverso le fonti per arrivare a una essenza viva della Dea che possiamo invocare nei nostri rituali di crescita, trasformazione e consapevolezza.

 

FEBBRAIO NEI TEMPI ANTICHI

“Ultimo mese dell’Anno Sacro e secondo dell’Anno-Mondo, Februarius (da februare, “purificare,

espiare”) deve il suo nome all’antichissima divinità italica FEBRVS o FEBRIS -da taluni assimilata a Lupercus e Faunus, ed in epoca tarda a Dis Pater- cui è sacro, analogamente a IVNO FEBRVA.

Mese particolarmente ricco di festività religiose tese alla purificazione dell’anima e del corpo, actio interiore tipica della fase di chiusura di un ciclo e di apertura di un altro (in questo caso, l’Anno Sacro). Se la seconda metà di Ianuarius con le Feriae Sementiuae esprime ritualmente il passaggio dal non-manifesto al manifestato tramite l’atto della germinazione, già con i Paganalia (che prevedono la lustrazione dei pagi e dei uici) si ha una anticipazione dell’idea di purgatio che sarà il tema dominante del mese successivo, articolantesi attraverso tutta una serie di purgamina e piamina volti da una parte a espiare ed a purificare l’anima ed il corpo dalle scorie, dall’altra a propiziare l’ingresso nella “PrimaVera” e la “rigenerazione solare alla fine del tempo oscuro e freddo, attraverso la quarantena che va dalle NONAE di Febbraio alle Idi di Marzo.” (Kal.Victrix MMDCCLIX e.v.)

E’ dunque una sorta, se così si può dire, di lungo “intermezzo” in cui, soffuso da un’aura traslucida, il Tempo scorre scandito (rhythmus) dall’azione ordinatrice dell’uomo romano nel Cosmo (ritus) specificamente volta alla espiazione, purgazione, lustrazione dell’anima e del suo sostegno fisico.

La dignità ieratica della Dea, invocata nel primo giorno del mese –in cui al contempo cade la ricorrenza del Dies Natalis Herculis- come Madre Regina Salvatrice (SEISPES – aut SOSPITA – MATER REGINA, il cui Tempio trova collocazione nel Forum Holitorium), è esaltata nell’aspetto particolarmente pregno di significato di Purificatrice: come la febbre altro non è se non il modo in cui l’organismo reagisce al male che lo affligge, così Iuno Sospita (propriamente invocata come Februa alle Nonae) “libera anima e corpo […] dal morbvs” (Kal.Victrix, cit.) ergendosi a Nume tutelare del mese che da Lei, e dal suo antico “corrispettivo” italico, trae il nome.

Quasi a significare l’Equilibrio che nell’anima e nel corpo nasce a seguito della necessaria purificazione, processo che propizia una nuova presa di possesso di sé previa la eliminazione delle fecce, le Nonae sono consacrate, oltre che a Iuno Februa, a Concordia; è in questo giorno dell’anno 751 dell’Urbe (2 a.e.v.) che il Senato, per bocca di Valerio Messala, designa con l’appellativo di Pater Patriae il Princeps Octauianus Augustus, di cui Ovidio dice: “Hoc tu per terras, quod in aethere Iuppiter alto, / Nomen habes : hominum tu pater, ille deum.” (Fasti II, 131-132)

Lo stesso Ovidio, in Fasti II, 149-151, colloca poi al 9 febbraio (V IDVS) l’inizio della Primavera”.

 

LIBERARE DALLE IMPURITA’ IL RESPIRO DEL COSMO

E ancora:

“Questo mese è sacro a Februus/Febris, e a Iuno Februa, divinità aerea e consorte di Giove che ha l’officium di liberare dalle impurità il respiro del cosmo. A questo, su scala ridotta, servono anche le febbri stagionali cui gli uomini sono soggetti in questo periodo. Si dice comunemente che nei bambini la febbre è un piccolo choc necessario alla loro crescita sana. Per gli adulti non è poi così diverso, essendo Febris non la causa di un morbo ma il segno del suo incipiente superamento, per lo meno in condizioni naturali”.

 

FEBRUALIA

Per quanto riguarda i Februalia, sempre che questo fosse davvero il loro nome, abbiamo alcuni accenni da parte di autori tardi, che affermano come Iuno (Giunone) venisse celebrata, in epoca tarda, assieme a Fauno nel giorno dei Lupercalia, con il nome di Februa ( o anche di Februata, Februlis, Februta oppure Februalis), un nome di origine etrusca o sabina che rimanda agli stessi concetti di purificazione. All’inizio del mese, il 1° di Febbraio, veniva però festeggiata la Dea con il nome di Iuno Seispes, Sospita, vale a dire “propizia” o “salvatrice


Iuno Seispes era dotata di lancia e vestita di pelle di capra e chiaramente siamo di fronte ad una ipostasi femminile del binomio Februa\Februo. Questa Dea era invocata affinché bruciasse e dissolvesse i malanni portati dall’inverno, con particolare attenzione alle febbri di natura paludosa che infestavano l’Italia dell’epoca. L’archetipo divino era anche in relazione ad altre forme divine dell’Italia antica, quali la campana Kirke (Circe), la umbro-picena Cupra, l’Angitia domatrice di serpenti dei Marsi, alla Giunone Regina di Veio, nonché agli aspetti più reconditi di Diana che vanno a sconfinare nella sfera di Feronia (come Seispes sta al Capro, Feronia sta al Lupo…) ed in particolari aspetti di una divinità sovrana e vastissima quale Ecate. Nella Cisalpina questi aspetti legati alla Luce, alla purificazione, al farmaco e alla guarigione, alla Signora degli Animali, sono legati a deità come la retica e venetica Reita o Reithia, una Dea dalla sfera d’azione vastissima e dal culto probabilmente più antico dei popoli che ce l’anno tramandato; questa Dea, come Ecate porta la Chiave dell’Esistenza, custodisce le strade, è Trivia, triforme (“triaui” in venetico, “trittia” in gallico), rappresenta il Sole nel suo aspetto femminile legato alla generazione (rispetto alla quale la Dea è ‘al di la’) nonché l’aspetto delle acque e della Luna, che nell’Uomo si rispecchiano nell’Anima immaginativa.

Basti ricordare, oltre all’arcinota sovrapposizione delle Feste di Luce e Purificazione con la Candelora e con la Quaresima, come il 14 Febbraio, alla vigilia di S.Valentino, si festeggiasse… Santa Febronia! Il concetto dell’ “uscita dall’inverno” quasi come un vero e proprio travaglio, come un parto , al termine del quale si “vede la Luce”, con tutti i significati profondi e non meramente naturalistici che vi si possono trovare, è più antico del tempo, vecchio come l’uomo. Non a caso, pur con valenze anche minervali e vestali che la tradizione italica colloca invece in periodi di poco successivi dell’anno, la festa oggi conosciuta dai neo-pagani come Imbolc, incentrata nel culto di Brigit e nel suo triplice fuoco (Brigantia nel continente, anche in Italia), che veniva festeggiata nel mondo celtico prima di Roma e nelle Isole Britanniche fino al Medioevo possiede lo stesso cuore simbolico dei “Februalia” romani, sia che essi fossero festeggiati a inizio mese come pensiamo, sia assieme ai Lupercalia come le fonti tarde ci rivelano.

(esploratorihesperiani.com)

 

LANUVIO: IL SANTUARIO DI GIUNONE SOSPITA.

Cicerone riferisce che Lanuvio era ricco di edifici religiosi e che tra questi il principale e più celebre era senza dubbio il tempio di Giunone Sospita. Documenti e fonti archeologiche attestano, a loro volta, che Lanuvio fosse il più famoso centro del Lazio per il culto a Giunone.

Giunone, o Iun, Iuno (donna giovane) era un’antichissima divinità italica legata al ciclo lunare adorata da etruschi, sabini ed umbri. Protettrice della vita delle donne in tutti i suoi aspetti: la purezza delle fanciulle, i matrimoni, la fedeltà delle spose e il parto. Gli italici le attribuirono numerose qualità, da cui derivarono altrettanti appellativi: Iunio Moneta (colei che ammonisce), Iunio Veridica (che dice il vero), Iunio Sospita (la salvatrice) e molti altri.

Il Santuario dedicato a Iunio Sospita faceva parte dell’acropoli di Lanuvio, antica città di origine etrusca, ed era formato da varie strutture monumentali. Le ricostruzioni archeologiche ipotizzano che  il portico del tempio fosse a due piani, con volte rivestite di preziosi mosaici. In fondo al portico un piccolo passaggio dava accesso ai cunicoli sotterranei che conducevano alla grotta dov’era custodito il serpente divino. Si narra infatti che nei sotterranei del Santuario dimorasse un serpente sacro alla Dea e che ogni anno vi si svolgesse un rito propiziatorio per ottenere un buon raccolto.

Tra i culti arcaici del Lazio quello dedicato alla dea Giunone Sospita a Lanuvio rivestiva una particolare importanza, come attestano i ritrovamenti archeologici del tempio, realizzato con grandissima cura. Del resto Lanuvio ebbe per lungo tempo un ruolo importante nell’area della cultura latina, prendendo anche parte al sodalizio della Lega Latina. Nel 338 a.C. il culto di Iuno Sospes fu introdotto ufficialmente a Roma, più o meno contestualmente alla concessione della cittadinanza romana agli abitanti di Lanuvio. Anche dopo la romanizzazione di Lanuvio il tempio rimase meta di pellegrinaggio.

Dal punto di vista iconografico, come attestano le monete dell’epoca,  la Giunone Sospita di Lanuvio aveva caratteristiche del tutto peculiari che la allontanavano dal modello romano che la ritraeva florida e serena (da cui l’appellativo “giunonica”). Aveva invece un aspetto  combattivo e veniva rappresentata con elmo e scudo, nell’atto di tirare la lancia, con un serpente vicino ai piedi.  Anche il culto aveva caratteristiche del tutto peculiari e significative, incentrandosi sull’offerta di cibo ad un serpente che viveva in una grotta non lontana dal tempio. Il rito era talmente complesso che fu istituito, stando alle fonti, un apposito collegio sacerdotale.

Eliano (Storia degli animali, l. 10, c. 16) precisa che l’ampia e profonda grotta dove viveva il drago si trovava in un bosco. Nei giorni stabiliti le fanciulle consacrate entravano nel bosco con gli occhi bendati, recando in mano una focaccia. Guidate da un’ispirazione arrivavano al drago senza vederlo, offrendogli il cibo. Il drago accettava solo quello  offerto dalle vergini, e lo rifiutava in caso diverso. La mancata purezza della ragazza veniva resa nota e punita secondo le pene stabilite dalla legge..

 

IL DRAGO, IL CUORE PURO, LA CHRONE E LA FANCIULLA

*Nei rituali della Wicca tradizionale, a Imbolc la Chrone, Ecate, muore simbolicamente e si trasforma nella fanciulla Brigid. Una palingenesi che ritroviamo anche nei tanti “falò della vecchia” che ancora vengono festeggiati in molte regioni d’Italia, si brucia in un grande falò l’anno vecchio, l’inverno, per favorire il ritorno della luce e propiziare la primavera che esotericamente si avverte sotto il gelo. Un processo di TRASFORMAZIONE necessario, che il cuore dell’essenza della Wicca e del percorso esoterico e magico. Qui abbiamo propriamente il Fuoco che distrugge il vecchio e rigenera, la Luce che nasce dopo il buio della morte-inverno, il processo anche travagliato di “febbre” necessario per la Guarigione dell’anima e la sua rinascita. Tutti temi che ogni Sabba wiccan ripresenta in varie forme e che il culto di Iuno Februa riassume perfettamente, ispirando con la sua peculiarità nuovi aspetti celebrativi e di significato. Una processione di fanciulle con la torcia per le vie della città per purificare, l’offerta di una focaccia al “drago”, la parte più pesante e buia e insieme quella più creativa, vitale, se integrata, la caverna nel bosco, la necessità di avere un cuore puro e limpido (come le fanciulle che offrivano la focaccia al serpente), “purezza di ideali e di intenti” come ci suggerisce la dea nell’Incarico. In altre parole, con un accenno all’attualità, guai se il Fuoco dell’ispirazione si sveglia come una kundalini che è un serpente non integrato e purificato dei suoi aspetti più scuri e pesanti (inconscio come materia), produrrebbe solo fanatismo e cecità… Onoriamo la splendida e guerriera Iuno Februa anche per questo, che ci doni la trasformazione che è la scintilla boschiva della guarigione. Buon Imbolc a tutti

 

di Valentina Minoglio